Troppo brillanti erano i nostri cieli, troppo lontana laggiù,
troppo fragile la loro eterea sostanza;
troppo splendida e improvvisa,
la nostra luce non poteva trattenersi;
le radici non erano abbastanza profonde.
(Sri Aurobindo. Una fatica di Dio)
Chi è lei e a chi è rivolto il libro?
Sono una persona che ama il Kriya Yoga: praticarlo e portare avanti una ricerca approfondita in questo campo è la ragione della mia vita. Per il resto, conduco una esistenza semplice. Non sono legato ad alcun credo in particolare, concepisco Dio come l'Intelligenza che sostiene l'universo e il Kriya come il mezzo per entrare in sintonia con questa Realtà; in altre parole non attribuisco all'idea di Dio alcuna suggestione antropomorfica. Ho scelto di tenere il mio sito libero da riferimenti a qualsiasi religione in particolare. Non mi piacciono le affermazioni secondo cui il Kriya è il percorso più elevato di tutti – la strada aerea verso la realizzazione del Sè, ecc. Tali frasi contraddicono il senso di ciò che cercano di definire in quanto incoraggiano aspettative egoistiche. Naturalmente considero il Kriya Yoga estremamente efficace – altrimenti non lo praticherei. Credo che esso non sia una rivelazione Divina ad un particolare uomo, ma una mescolanza armoniosa di vari strumenti di introspezione mistica scoperti da una gran moltitudine di ricercatori attraverso i secoli. Non è proprietà esclusiva di Lahiri Mahasaya o dei Suoi discepoli. Egli prese in considerazione procedure provenienti da altri percorsi mistici come l'Alchimia Interiore della antica Cina, il sentiero Sufi ecc. Per fare un esempio, il Navi Kriya è la discesa dell'energia "chi" dalla testa al Dan Tien, come è insegnato dalla Alchimia interiore, il Thokar è il Dhikr dei Sufi... e così potrei continuare. Il Kriya possiede lo stesso valore e la stessa dignità di altri sentieri mistici; è prezioso perché è completo, diretto, non contenendo fronzoli inutili. Questo sito è stato concepito come sofferta reazione alle correnti restrizioni sulla sua diffusione del Kriya e alle varie sue semplificazioni e mistificazioni. Queste sono fatte passare per ingegnosi accorgimenti concepiti per il nostro bene; forse lo sono, ma io continuo a preferire il Kriya completo e pretendo che una scuola di Kriya che dice di esistere solo per mantenerlo puro attraverso i secoli, lo faccia realmente e con un alto livello di perfezione dal punto di vista didattico. Al giorno d'oggi tale scuola ancora non esiste. Purtroppo la tendenza è quella di semplificare il Kriya affinché esso diventi una banalità che si possa comunicare con quattro parole. Questo vezzo, come la richiesta ossessiva di segretezza, è qualcosa di assurdo. Questo sito dunque rappresenta un primo passo verso una libera discussione su Internet del sentiero del Kriya. L'idea nacque dalla lettura del libro di Theos Bernard Hatha Yoga resoconto di un’esperienza personale [1943]. Esso riesce più di altri a chiarificare gli insegnamenti contenuti nei vari testi di tantrismo; nonostante gli anni trascorsi dalla sua pubblicazione, ed i numerosi testi di Hatha Yoga apparsi recentemente, tale libro rimane ancora uno dei migliori. Ho sognato quindi che un libro simile, dedicato al Kriya potesse esistere. Non sono una persona che vuole creare un scuola di Kriya. Avendo in passato ricevuto il permesso di insegnarlo, so bene a quanti grattacapi vada incontro chi lo insegna e con quante debolezze mentali debba confrontarsi. Quando mi capita di spiegare qualcosa a qualcuno non godo di un particolare piacere, non mi esalto; evito, di proposito di darmi un tono solenne (nonostante le stesse circostanze e la volontà delle persone mi spingano in tal senso); la stessa idea di recitare la sceneggiata della cerimonia di iniziazione mi fa rabbrividire in quanto la considero adatta a cose magiche, esoteriche, occulte, non al Kriya. È proprio perché sento l'enormità del valore e della bellezza del Kriya, che preferisco, come scenario alla sua trasmissione, l'atmosfera di un tranquillo colloquio tra due ricercatori, meglio se in un ambiente naturale dove i giochi della mente umana abbiano poca presa. Il libro verrà letto, o sfogliato velocemente, anche da persone che nulla conoscono del Kriya (non posso sapere a priori cosa ne ricaveranno) ma è particolarmente dedicato a coloro che sono "ex" di molte cose. Principalmente sono ex-membri di organizzazioni (da cui hanno imparato l'abitudine alla pratica regolare del Kriya) ed ex-discepoli di "guru itineranti" (dal cui cattivo esempio hanno imparato quanto sia imperdonabile l'errore di credere che la sorgente del proprio bene interiore potesse prosperare solo stando vicino a certi esseri umani nelle cui mani avevano posto le chiavi della direzione spirituale). Sono anche ex-collezionisti di pratiche scovate in libri esoterici, ma hanno compreso che l'unica cosa che merita esplorata e vissuta è l'impareggiabile percorso mistico – un sentiero pulito che nulla ha a che vedere con l'arte illusoria di espandere i potenziali della mente. Le varie vicissitudini attraversate da questi ricercatori hanno creato in loro la ferma dignità di non accettare mai più da alcuno alcuna stupida, capricciosa limitazione alla conoscenza nel campo spirituale. Non tollerano più che interessi finanziari si nascondano dietro un'attività di Kriya o che qualche drastica semplificazione di esso sia spacciata per una procedura originale. In qualche modo hanno respirato l'aria dell'onestà e non sono più capaci di rinunciarvi.
Come mai si è deciso a scrivere e mettere in rete un libro in cui sono spiegate le tecniche del Kriya, violando così la richiesta di segretezza?
Nel caso in cui una scuola di Kriya o
un Acharya (insegnante) invochino la segretezza, ciò si può capire:
toglila e minerai le stesse basi, non solo finanziare, al loro
esistere.
Ma che i kriyaban la invochino appare alquanto strano.
Eppure ciò accade, in maniera insistente, isterica a volte.
Una
persona che sta imparando il Kriya, e nel suo sforzo affronta i più
svariati ostacoli, il cui genuino entusiasmo è sbarrato dalla
espressione sarcastica di qualche rottame umano che lo ammonisce di
non correre con tanto entusiasmo verso il Kriya in quanto il vero
Kriya ormai non si può imparare più - in quanto qualsiasi lignaggio
genuino si è ormai esaurito – di sicuro non la invoca, anzi
vorrebbe che non ci fosse affatto. Chi invoca la segretezza sono
sempre coloro che già conoscono il Kriya, in tutto o in parte.
Non
so se si rendono conto di quanto strana sia la loro posizione e di
quanto ancora più assurde siano le ragioni che essi invocano a
sostegno della loro posizione.
Se loro affermano che le tecniche
Kriya sono pericolose, perché allora non ritengono che siano
pericolose anche per loro? La ragione è che in cuor loro si
ritengono essere superiori, speciali. Oppure credono che avendo
ricevuto il Kriya con la appropriata cerimonia di iniziazione, siano
protetti da eventuali pericoli? Se hanno abbandonato il Kriya perché
lo hanno ritenuto pericoloso, come mai vanno ancora in internet a
cercare notizie sul Kriya e non si occupano di cose più "sane"
- lasciando che ognuno faccia in pace le sue esperienze? Si
interroghino su chi e che cosa ha causato il loro male: se il Kriya o
qualche latente predisposizione a malattie psichiche eventualmente
attivata da qualche spensierato e irresponsabile comportamento
durante la loro gioventù.
In certi casi, i miei ragionamenti non
valgono in quanto un tratto caratteriale, miserabile e meschino, è
responsabile della insistenza sulla segretezza: nelle peggiori
persone c'è la tendenza a ribellarsi all'idea che altri giungano con
poca fatica a possedere quello che a loro ha richiesto anni di sforzo
e il sopportare varie vessazioni.
Quando citano: "Non date
ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci,
perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino." Matteo
7:6, non riflettono che, utilizzando questa frase, svelano
impietosamente la loro bassa considerazione dei loro fratelli che
stanno facendo una ricerca nel campo spirituale. Anche se ci sono
ricercatori su Internet che rivelano un comportamento superficiale e
distratto, io non mi permetterei mai di considerarli cani o
porci.
Comunque la decisione di violare la richiesta di segretezza
fu di sicuro la più difficile della mia vita, non fu presa alla
leggera. Spesso penso che se qui in occidente ci fosse un onesto
insegnate di Kriya, o un'organizzazione, dove uno potesse imparare
tutti gli aspetti del Kriya come in una Università - dove andare e
non essere maltrattato o ingannato con fesserie, o deviato verso
l'adorazione del Guru, in altre parole catturato nella rete di una
nuova setta - eliminerei immediatamente questo sito.
Il libro è
stato scritto - e difeso da vari attacchi - a causa di una sofferenza
che continuamente si rinnova; poiché la situazione odierna di
diffusione del Kriya fa veramente pena, lasciatemelo dire. A coloro
che onestamente vogliono sapere qualcosa di più sulle ragioni della
mia scelta, ricordo che esse sono seminate nella prima parte del
libro. La sintesi è la seguente:
1. Dalle organizzazioni si
ricevono semplificazioni e molti miti e condizionamenti non
necessari.
2. I libri sul Kriya scritti recentemente non spiegano
un bel niente; sono solo una forma allettante di pubblicità. Essi
continuano a ripetere una sola cosa: vieni a me!
3. Chi prova a
leggere le varie comunicazioni nei Forum di Kriya, è pervaso da uno
stato d'animo difficile da sostenere, è come una discesa
nell'inferno; solo un masochista può tollerare quelle chiacchiere
vuote.
4. Dai vecchi praticanti di Kriya in India - i quali
affermano, tutti soddisfatti, di aver ricevuto la vera iniziazione -
invece di una offerta di aiuto, giunge il tragico verdetto secondo
cui non abbiamo alcuna possibilità di ricevere l'autentico
Kriya.
Visto tutto questo, ti viene un certo "giramento"
interiore e li mandi tutti a quel paese. Io sono uno fra i tanti che
non si rassegna a vedere il Kriya di Lahiri Mahasaya morire in mezzo
a tanta idiozia e disonestà. Il mio primo passo è condividere tutto
quello che so con altri
ricercatori. Comprendo tutte le
perplessità ma non ho altra scelta. Mi consola il pensiero che non
sto distruggendo nulla: il lavoro di nessun uomo onesto sarà
minimamente disturbato - i buoni insegnanti di Kriya saranno sempre
ricercati.
Non pensi che possa venire qualche pericolo per coloro che leggono le tecniche Kriya in internet e le sperimentano senza la dovuta sorveglianza?
Quando ascolto questa obiezione penso
alla semplicità del Kriya il quale può, a ben ragione, essere
definito l'arte della Preghiera. Idealmente lo contrappongo alla
complicazione di altri sentieri, tra cui lo stesso Hatha Yoga dove
sono spiegati vari esercizi di respirazione ben più violenti, varie
posizioni fisiche (Asana) di difficile esecuzione, varie ricette di
pulizia interiore...
Mi meraviglio che si pensi così del Kriya,
anche se credo che ciò possa essere una reazione alla pubblicità
non equilibrata relativa ad esso. Dal miraggio che il Kriya sia un
rimedio estremamente potente per qualsiasi cosa, viene il sospetto
che esso non sia scevro di spiacevoli effetti collaterali.
La
risposta a questa domanda dovrebbe trovarsi ragionando in termini
generali. In effetti, ogni pratica mistica potrebbe, teoricamente,
fare del male se vissuta all'interno di una vita non
equilibrata!
Dobbiamo riconoscere che la spinta verso il sentiero
mistico può originarsi anche da una pulsione di fuga dalle
responsabilità della vita; le stesse soddisfazioni che il Kriya
indubbiamente fornisce sin dagli stadi iniziali, possono isolare
ancora di più una persona. Quando distrattamente noi diciamo che ad
una persona il Kriya "gli fa o gli ha fatto del male" ci
riferiamo ad un persona che era già in partenza fisicamente e
psicologicamente fragile e che, trovando nel Kriya una scusa per
evitare il confronto con la vita attiva, ha nutrito le sue tendenze
negative rendendole ancora più limpide ed appariscenti.
Quando
si raccomanda di trovare una persona matura ed esperta che sorvegli
il sentiero del Kriya, molti pensano che ci si riferisca a un quasi
mago capace di vedere internamente il livello di apertura dei Chakra,
il Karma e altre corbellerie. Niente di tutto questo! Ci si riferisce
invece ad una persona matura, con un saldo equilibrio psichico che
possa controllare l'intera situazione in cui il Kriya è vissuto e
sappia come guidare un individuo verso il pieno rispetto di tutte le
sane regole del vivere. Spesso coloro che si ritengono spirituali
pensano impunemente di poter fare a meno di tali regole.
A mio
avviso non esiste una cosa come lo spesso invocato "risveglio
prematuro di Kundalini".
È come se uno dicesse che un
artista da segni di squilibrio mentale a causa del prematuro
risveglio della forza della genialità. Se il genio non c'è ...
conviene pensare ad altre cause per i suoi disturbi.
Vuoi mettere in discussione la figura del Guru?
Quando mi trovo davanti a delle persone
che continuano a ripetere in tono adirato i loro condizionamenti sul
concetto di Guru (…la vera iniziazione nel Kriya implica la
presenza di un Maestro autorizzato e le sue benedizioni…
l’iniziazione implica un invisibile processo di purificazione, il
portare il corpo pranico del discepolo ad un più elevato tasso
vibratorio... il muovere l’energia spirituale dal corpo del Guru al
corpo del ricercatore… mostrando la luce nel Kutastha e compagnia
bella) affermo in modo calmo (parlando più che altro a me stesso
perché loro non ascoltano) che il loro è un concetto folcloristico,
fantasioso e fondamentalmente falso.
Tale mito è stato costruito
per imbambolare uno, per incoraggiare la sua attitudine a comportarsi
come uno schiavo ai piedi di un briccone che recita la parte del
santo.
Il concetto di Guru va esaminato in modo più
profondo.
Gli strati più profondi della nostra mente inconscia
sono collegati con tutta l'umanità. Di conseguenza la condizione
mentale di altre persone può alterare letteralmente i nostri
processi mentali. Il concetto Junghiano di Inconscio Collettivo
spiega il trasferimento di profonde esperienze spirituali. In tal
modo, un particolare individuo può realmente "trascinarci in
avanti", verso lo Spirito. Ma questo avviene solo quando si è
stabilito un legame di affetto disinteressato. Tutti sappiamo che
tale rapporto si crea raramente. Di certo non è creato dall'aver
preso parte a una cerimonia di iniziazione al Kriya, sebbene possiamo
aver costruito un tempio di devozione, un universo di ideali elevati
nel nostro cuore.
Cosa pensi della figura di Babaji?
Il problema sull'esistenza e ruolo di
Babaji è una vera e propria sfida. Ora, siccome poteri ed età
leggendarie sono state attribuite a Babaji - dai discepoli di Lahiri
Mahasaya, e da storie supplementari non confermate - questo ha
portato molti a dubitare la sua esistenza.
Mettiamo da parte certa
letteratura che pone Babaji in contesti che non sono l'Himalaya, così
come varie storie di recenti incontri con Lui. Sappiamo che ci sono
molti Babajis con relativi movimenti a carattere settario...
Credo
che ci deve essere qualche cosa di vero nella storia del Babaji di
Lahiri Mahasaya. Secondo me, è inconcepibile che L. M. abbia mentito
o scritto delle sciocchezze nei suoi diari. Possiamo tranquillamente
accettare che Babaji è esistito ed ha avuto un importante ruolo
nella diffusione del Kriya. Perché non credere che circa nel 1861,
quando L. M., nel suo lavoro, fu assegnato a Ranikhet, incontrò un
santo indiano a cui lui più tardi si riferì come Mahavatar Babaji?
È plausibile che questo santo disse a L. M. che lui era il suo Guru
dal passato.
Sono pronto cambiare la mia opinione se riceverò
informazioni più fondate: per ora posso solo avanzare due
ipotesi.
[Prima ipotesi] Sappiamo che L.M. scrisse nei suoi diari
che Mahavatar Babaji fu Krishna. Perciò Babaji potrebbe essere la
visione interna di Krishna.
Il Signore Krishna illuminò L.M. sul
significato e scopo della sua missione e gli ricordò qualcosa che
già aveva conosciuto e praticato nelle vite precedenti. Il Kriya non
fu perciò un nuovo insegnamento ma un ricordo. Krishna rimase sempre
presente nell'Occhio Interiore di L.M guidandolo a sviluppare il suo
sistema di Kriya Yoga facile da praticare in modo che gli elevati
principi del percorso spirituale avrebbero potuto essere seguiti
anche dai capofamiglia.
[Seconda ipotesi] Babaji potrebbe essere
uno fra altri Maestri altamente evoluti che guidano il destino di
umanità attraverso i secoli. Questa grande anima fece comprendere a
L.M. che il Pranayama, praticato costantemente con certe modalità,
contiene la possibilità per l'uomo di liberarsi da Maya ed ha il
potenziale per rivelare delle possibilità finora insperate di
esistere nel corpo.
L.M. imparò così a considerare in una luce
nuova una pratica che già conosceva dall'infanzia. Possiamo credere
che in quella occasione non ricevette tutte le tecniche che insegnò
in seguito ai suoi discepoli. Sviluppò continuamente quello che
ricevette da Babaji, raffinandolo in quattro livelli – egli non
avrebbe potuto continuare a lavorare su un insieme di tecniche se
questo fosse già completo e pronto per essere condiviso con
l'umanità.
Perché ci sono tante modifiche nel campo del Kriya?
Cerchiamo di capire quello che accadde
ai tempi di Lahiri Mahasaya. Egli era un uomo estremamente abile
nell'arte della meditazione, tanto bravo che per noi è arduo
concepirlo. Fu davvero uno sperimentatore e un didatta
impareggiabile. Alcune varianti del Kriya, sulla cui bontà stiamo
ancora baruffando oggi, ebbero origine da Lui stesso. Come il grande
mistico Kabir, il suo insegnamento fu la fusione di grandi
tradizioni: lo Hatha yoga tantrico (Pranayama, vari Mudra, la
percezione della realtà Omkar), l'Alchimia interiore dell'antica
Cina (aspetti sottili del Pranayama, Navi Kriya, Pranayama con
respirazione interna) e le pratiche più elevate dei Sufi come il
Dhikr (che nella terminologia di Lahiri divenne il Thokar.) Verso gli
ultimi anni della Sua vita scoprì e spiegò le tecniche basate sul
movimento Trivangamurari.
Come abbiamo sopra affermato, possiamo
supporre che egli ricevette da Babaji solo dei principi generali che
sviluppò poi gradatamente, e che attuò con l'uso di tecniche che
già conosceva e che imparò a considerare in una luce nuova.
È
perfettamente spiegabile come mai oggi esistano diverse scuole che
presentano diversi metodi per realizzare le stesse mete. L'importante
è concentrarsi su questi fini e non lasciarli mai perdere anche se
le suggestioni del mondo New Age sono ben forti.
Quali sono gli effetti della pratica del Kriya?
La prima cosa da chiedersi è come mai
questa domanda viene posta.
Posso rispondere che il Kriya non è
diverso da qualsivoglia sentiero spirituale; gli effetti sono gli
stessi. Per "sentiero spirituale" intendo una disciplina
costituita da procedure di introspezione e contemplazione (preghiera
da sola oppure unita al controllo del respiro... concentrazione su
particolari rivelazioni interiori..) come quelle che fiorirono lungo
i secoli attorno alle grandi religioni.
Gli effetti sono la pace
interiore (o, come diceva Lahiri Mahasaya, la vera Tranquillità) e
quel conforto interiore, quell'intima felicità che nessun'altra cosa
al mondo potrebbe dare. Chi lo pratica, mettendoci dentro tutta la
sua passione, li sperimenterà.
Personalmente trovo che il Kriya
sia come un amplificatore: uno riceve da esso, ingrandito e
potenziato, quello che vibrava esilmente nella sua coscienza già sin
all'inizio. Se uno ci mette i suoi dubbi e la sua diffidenza, non vi
troverà che lacerazioni grandi come voragini.
Molti arrivano al
Kriya perché altri li hanno spinti a praticarlo; forse sono
incoraggiati da innocenti illusioni. Questo non è sbagliato, è
umano. Chi può affermare che la sua concezione di Kriya sia stata
limpida e corretta sin dall'inizio? Uno può cominciare il Kriya per
un motivo banale e poi scoprire la sua vasta azione su tutti gli
aspetti del proprio essere. Quello che è importante è non rimanere
legato a quelle illusioni, lasciarle perdere e far sì che il proprio
essere subisca la sua azione.
Infine, può accadere che chi pone
questa domanda abbia in cuor suo un dubbio che non osa formulare:
visto che molti insegnanti di Kriya hanno dato cattivo esempio di
condotta, forse che il Kriya non ha funzionato in loro, forse che
loro stessi non lo praticano? Sfortunatamente la risposta è, in
molti casi, positiva: lo si può dedurre facilmente non appena aprono
bocca.
Per quanto riguarda il Kechari, è corretto intervenire sul frenulo con la chirurgia laser? Forse, ai tempi di Lahiri Mahasaya, il taglio del frenulo era troppo rischioso e provocava perdita di sangue, ma ora non dovrebbero esserci problemi.
Questa è una domanda difficile: non
posso e non voglio parlare per sentito dire ma per esperienza
diretta. Tra i tanti amici che praticano il Kriya uno solo non riuscì
nel Kechari Mudra. In passato, in un attimo di disperazione tentò di
risolvere il problema da solo e si procurò una dolorosa ferita che
poi si rimarginò dopo pochi giorni, rendendo il suo intervento del
tutto inutile. Affrontare un’operazione chirurgica, non è
difficile oggi, giacché tale intervento è affrontato da parte di
bambini che hanno, a causa del frenulo della lingua, difficoltà nel
succhiare il latte o difetti di pronuncia.
Ovviamente tutta la
faccenda segue un iter obbligatorio: medico di base o pediatra,
logopedista e, solo alla fine, il consulto col chirurgo. Nessun
chirurgo opererebbe un adulto se questo indicasse come ragione della
sua richiesta il desiderio di ottenere il Kechari Mudra!
Ma tutto
questo è ovvio. Quello che voglio qui dire è che molti parlano di
questo problema ignorando di non averne per niente bisogno.
Prima
di porsi il problema del taglio del frenulo bisogna essere sicuri che
la lingua non riesca in nessun modo a toccare né l’ugola né la
parete dietro.
La base della lingua può essere spinta in dentro
con le dita: se la punta della lingua, tenuta leggermente rivolta in
dietro, tocca l’ugola, questo significa che ben presto si potrà
ottenere il Kechari. Con pazienza, si può arrivare a toccare la
parete del palato proprio sopra l’ugola.
Col tempo si potranno
togliere le dita, e accadrà che la lingua rimarrà come
"intrappolata" in quella posizione e il palato molle agirà
come una fascetta elastica, che sosterrà la lingua, impedendole di
scivolare in fuori e in basso.
Mantenendo la lingua in questa
posizione, il palato molle si dilaterà. Questo è il segreto. Invece
di considerare tutta la questione del Kechari come dipendente solo
dal frenulo, si dovrebbe considerare la possibilità di allentare in
tal modo il palato molle.
È necessario praticare i Kriya superiori?
Il momento in cui ci confrontiamo con i
Kriya superiori è critico, specialmente se ci attendiamo un po’
troppo da essi, pregustando un aumento, oltre ogni limite, dello
stato di pace e di gioia cui le tecniche del Primo Kriya ci hanno
abituato. Sfortunatamente, introducendo i Kriya superiori nella
routine, può accaderci di perdere tali stati. Se non siamo pronti ad
afferrare tale monito e continuiamo testardamente a praticarli,
possiamo anche perdere tutto l'entusiasmo che ci ha portati verso il
sentiero Kriya – e questa sarebbe la fine della nostra avventura
spirituale!
Qualsiasi seduta di meditazione dovrebbe contenere due
fasi distinte, la seconda delle quali, in particolare, non può
essere soppressa o sacrificata per lasciare spazio ai Kriya
Superiori.
Dopo una prima parte in cui si compie una certa azione
interiore, anche di grande intensità (Pranayama, Navi, Thokar...),
ci deve essere una seconda in cui ci tuffiamo profondamente nelle
percezioni interiori.
Questa fase principalmente passiva (anche se
pienamente cosciente) è di solito chiamata Pranayama mentale: nessun
Kriya superiore dovrebbe eliminarlo o abbreviarlo! Dovremmo avere
tutto il tempo per invitare il nostro ego, le nostre ossessioni a
farsi in disparte e lasciare che la realtà Omkar colpisca
profondamente le corde più intime della nostra sensibilità.
Non
si tratta semplicemente di lasciar passare dieci o venti minuti,
affinchè il nostro sistema psico fisico assorba gli effetti della
prima parte. Dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere che anche se
abbiamo praticato tecniche con nomi altisonanti, e anche se abbiamo
vissuto una grande eccitazione, il nostro sforzo non vale nulla se
non è seguita dal risveglio di una acuta sensibilità: dobbiamo, a
tutti gli effetti, fare uno sforzo ulteriore ed entrare nel tempio
interiore.
Avendo presente le lettere dei discepoli a Lahiri, in
cui ci sono routine che presentano la coesistenza di tantissime
tecniche con numeri incredibili di ripetizioni ci convinciamo che
tali routine non sono per noi. Penso che noi non dovremmo introdurre
più di un Kriya superiore per volta, con dosi minime. Un lungo
Pranayama mentale dovrebbe essere sempre la parte regale della
routine, da non sacrificarsi per nessun motivo. Solo con tale
cautela, i Kriya superiori, invece di scombinare l’equilibrio della
nostra routine, vi aggiungeranno inesauribile bellezza.
Posso collaborare a tradurre il libro nella mia lingua nativa, hai intenzione di pubblicare il libro?
Lo scopo del mio sito web è condividere liberamente una discussione sulle tecniche del Kriya Yoga. Chiunque si propone di tradurre il libro in un'altra lingua, fa un'opera meritevole. L'unico problema è che nel mio piano è previsto (finché vivrò) un perfezionamento continuo del libro. Faccio tutti gli sforzi possibili per presentare una nuova edizione del libro alla fine di ciascun anno. Accetta la persona di rivedere in futuro la sua traduzione? Siccome molti lettori sono interessati solo al Primo Kriya (la maggior parte delle domande che ricevo riguardano il Primo Kriya) forse basterebbe tradurre solo il capitolo 6. Per ora non è previsto di pubblicarlo: farlo vorrebbe dire bloccare ogni sviluppo dell'opera.